La perversione nella concezione psicoanalitica Nella prospettiva freudiana, le perversioni sessuali hanno origine da germi appartenenti alla sessualità polimorfa e non differenziata del bambino, che si manifesta attraverso il soddisfacimento delle pulsioni parziali (Le Guen C., 2008, trad. it., 2013). In tale contesto, il bambino viene descritto come "perverso polimorfo” (Freud S., 1905). La perversione nell'adulto emerge da un arresto nello sviluppo della libido o da una regressione verso una specifica pulsione parziale. La sessualità umana si dispiega in due tempi: la prima si manifesta precocemente attraverso le cure materne, che stimolano eccitazioni e trovano vie di collegamento e scarica in forme parziali. Un’altra fase, subordinata al primato della genitalità, si sviluppa con l'arrivo della pubertà e si colloca all'interno del processo maturativo, permettendo l'integrazione e l'organizzazione della sessualità genitale (Freud S., 1905; Galeota M., 2019). In questa prospettiva, la perversione adulta si configura come il risultato della persistenza o della riemersione di una componente parziale della sessualità infantile, che non è stata adeguatamente integrata nel corso dello sviluppo psichico (Balestrieri A., 2017); inoltre, sempre secondo la psicoanalisi freudiana, le perversioni nascondono in esse strutture psichiche assestate intorno a nuclei psicotici o pre-psicotici (Freud S., 1905), di conseguenza assumono un carattere difensivo contro la disgregazione del sé. Seguendo il pensiero di Winnicott e l'apporto di Masud Khan, questo fallimento nello sviluppo e nell’integrazione del sé ha origine in distorsioni specifiche della relazione primaria madre-bambino, legate a una iper o ipo stimolazione che ostacola la crescita emozionale. Il bambino, di fronte a questa difficoltà, si trova a dover fare affidamento sulle prime esperienze di stimolazione corporea, utilizzandole come tentativo di riparare al danno subito nel processo di sviluppo del Sé (De Masi & Freer, 2013). In epoca contemporanea, la comprensione della perversione ha subito un'evoluzione, passando dall'essere considerata una patologia prevalentemente sessuale e intrapsichica ad una visione che la colloca principalmente nella sfera relazionale. Questa nuova prospettiva abbraccia sia la realtà interna che quella esterna, riducendo il focus sulla fissazione al piacere pregenitale e sull'angoscia di castrazione. Al loro posto, viene data maggiore enfasi all'affettività e alle angosce di perdita del Sé. Inoltre, l'area del reale e l'esperienza traumatica acquistano un ruolo centrale nella genesi e manifestazione della perversione (Ruggiero I., 2019). Kernberg (1995) conia il termine “perversità” al fine di estendere il concetto a tutti i modelli relazionali che abbiano caratteristiche equivalenti a quelle delle perversioni sessuali. Altri autori hanno parlato del concetto più ampio di “perversione relazionale”: Robert Stoller (1975), ad esempio, con la “forma erotica dell’odio” fa riferimento al controllo distruttivo dell’oggetto, legato ad un’organizzazione narcisistica di personalità che misconosce l’altro come persona; Paul-Claude Racamier (1995) parla di perversioni narcisistiche, in cui l’oggetto viene de-soggettivato, trattato come utensile piuttosto che come persona: non vi è il riconoscimento dell’inter-soggettività. Si può definire perversione qualsiasi forma di sessualità che comporti l'uso strumentale dell'altro, in linea con le dinamiche precedentemente accennate. L'aspetto centrale è il “pervertimento” della componente affettiva nella relazione: il sadomasochismo, inteso come "forma erotica dell'odio", e il narcisismo, caratterizzato dall'esclusione dell'altro, ne sono esempi emblematici (Balestrieri A., 2017). Irene Ruggiero (2019) sottolinea l’importanza di distinguere l’organizzazione perversa dalla difesa perversa: la prima è intesa come un sistema complesso di organizzazione delle difese, la seconda quale difesa, appunto, riscontrabile in diverse organizzazioni psichiche, nevrotiche, borderline e psicotiche. Secondo Sandro Gindro (1993; 1996), la perversione è una difesa dalla frustrazione e dal dolore. Nella sua teorizzazione, la sessualità viene intesa nella sua componente relazionale: il desiderio, la pulsione e la sessualità trovano sin da subito espressione nel loro dirigersi verso l’altro; il principio di piacere non può quindi essere separato dal principio di realtà, poiché l'altro rappresenta immediatamente il fulcro della dimensione relazionale dell’esistenza (Balestrieti A., 2017). Desiderio, piacere e pulsioni si realizzano nella direzione con l’altro: se ciò viene frustrato, sorgono le difese, nel tentativo di distaccarsi dal rapporto con l’alterità. Due meccanismi difensivi e perversi sono il narcisismo (in cui viene negata la presenza dell’altro) e il sadomasochismo (in cui l’Io si appropria dell’altro) (Ivi). Perversione e adolescenza Ogni adolescente si trova ad affrontare un’angoscia pulsionale; il processo di soggettivizzazione si trova sospeso tra il pericolo di uno scompenso psicotico e il processo adolescenziale riuscito (Richard F., 2019). Molto presenti in questa età sono gli agiti e le condotte a rischio, nell’alternanza tra momenti di eccitazione e momenti depressivi (Ivi). La capacità di tollerare l’alterità si radica nella relazione primaria: la madre, attraverso la sua presenza, svolge un ruolo cruciale nell’attribuire significato alle esperienze emotive del bambino. Le carenze o i fallimenti in questo legame madre-bambino influenzano profondamente la struttura narcisistica di base e il repertorio affettivo con cui il soggetto si avvicina all’adolescenza. Durante quest'ultima, l’instabilità delle rappresentazioni del sé e dell’oggetto amplifica le dinamiche narcisistiche, accentuando nei soggetti più fragili sia la dipendenza dall’oggetto che l’impossibilità di tollerarla. Così, maggiore è la necessità di oggetti esterni per la rassicurazione, più intollerabile diventa la dipendenza, percepita come una minaccia all’identità fragile (Ruggiero I., 2019). In tal senso, la pulsionalità polimorfa dell’infanzia rimane fluttuante, con un potenziale impatto disorganizzante in grado di interferire con la possibilità di accedere e superare la dinamica edipica (Ivi). Se, in adolescenza, la genitalità viene invasa dalla pulsionalità infantile, interferendo con il normale investimento dell’oggetto edipico, si può osservare la tendenza, nell’adolescente, alla scarica piuttosto che all’attività rappresentativa, senza che egli possa raggiungere, nelle condotte eccitatorie anomale, un reale soddisfacimento. Il ricorso ad un’eccitazione deliberatamente ricercata può far sentire l’adolescente in grado di esercitare un controllo minimo sulla quantità di libido che necessita di essere introiettata; l’agitazione interna si riversa su specifici spazi controllati ed isolati (Richard F., 2019). Dalla prospettiva di Attilio Balestrieri (2017), inoltre, non è scontato che il buon superamento della dinamica edipica porti al riparo dalla perversione sessuale relazionale, in quanto il normale sviluppo pulsionale sessuale può essere raggiunto, in alcuni casi, proprio attraverso la squalifica dello statuto dell’ altro. L’ oggetto bersaglio della pratica perversa diventa feticcio avente funzione di rassicurazione dall’angoscia nella relazione con l’altro (Khan, 1979). Nell’atto perverso sessuale non c’è desiderio perché l’atto stesso viene utilizzato come difesa controfobica per far fronte all’angoscia interiore; in questo senso il desiderio cede il passo alla ricerca dell’eccitazione (Andreoli S., 2021). Kluzer-Usuelli (in Semi, 1988) sottolinea nel perverso la mancanza di solide identificazioni sia con la figura materna che con quella paterna (Andreoli S., 2021). Khan (1979) inoltre riporta, nel perverso, la presenza di una madre traumatizzante e seduttiva, la quale a sua volta tratta il figlio come proprio feticcio, prolungamento del sé. Esperienze traumatiche possono promuovere una precoce sessualizzazione, ed il trauma dell’infanzia, nel perverso, viene convertito in una forma di “successo trionfale” (Andreoli S., 2021). Tuttavia, come riportano Bonfiglio et al. (2019), non è possibile parlare di perversione come struttura di personalità, in adolescenza, quanto più di perversità intesa come condizione dinamica e non ancora stabile. L’adolescente, nel suo tentativo di uscire dalla relazione alienante con un oggetto seduttivo e colonizzante, tenta di rovesciare la propria angoscia nel suo opposto (Catarci et al., 2019). Se presenti traumi precoci infantili, nell’adolescente la pena subita può portare ad un’identificazione con l’abusante (Lecce et al., 2011) nel tentativo di reagire al trauma patito per contenere il sentimento di impotenza nei confronti del dolore sofferto. Andreoli, S. (n.d.). Viaggio intorno alla perversione: sessualità polimorfa, disturbi del carattere, perversità, erotismo. https://www.dottstefanoandreoli.it/single-post/viaggio-intorno-alla-perversione-sessualità-polimorfa-disturbi-del-carattere-perversità-erotismo Balestrieri, A. (2017). Normare e curare: questioni di clinica psicoanalitica intorno ai concetti di sessualità e perversione. IPRS - Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali. https://www.iprs.it/ normare-curare-sessualita-e-perversione/#_ftn10 Bonfiglio, S., et al. (2019). Adolescenza e perversità: il ballo delle incertezze. Elenco proposte, SPI. https://www.spiweb.it/wp-content/uploads/2019/01/elenco-proposte-1.pdf Catarci, P., et al. (2019). 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Bibliografia
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